Renzo Cattaneo, Carlo Brero, Dario Musso

CATTANEO RENZO (Falco)

 
 

Partigiano combattente, fucilato a Moncalieri (To) per rappresaglia il 27 luglio 1944.

Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

Figlio di Pietro e di Amalia Destefanis, nacque a Collegno il 24 agosto del 1927 ed a Collegno portò a compimento le scuole dell’obbligo; poi trovò lavoro come apprendista meccanico.

Cresciuto in una famiglia di antifascisti, a 16 anni, seguendo l’esempio del fratello, si unì il 13 settembre 1943, cinque giorni dopo l'armistizio, ai primi gruppi partigiani sorti in Val Susa.

 

Ben presto il ragazzo, con il nome di battaglia di "Falco", fu nominato capo squadra di una formazione della 45a Brigata e nel maggio del 1944 divenne comandante di distaccamento della 48a "Garibaldi''.

 

Sempre in prima fila nelle azioni più rischiose, Renzo Cattaneo si distinse soprattutto nei combattimenti che la Brigata sostenne nelle Valli di Lanzo e in quelle di Rubiana.

Inviato in missione a Torino, "Falco" cadde (forse per delazione), nelle mani della polizia fascista. Nonostante le percosse negò ogni addebito e i fascisti, tratti in inganno dalla sua giovanissima età, lo rilasciarono. Così il ragazzo riprese la strada della montagna e, entrato nelle formazioni "Giacomo Matteotti", combatté nella Brigata 'Tre confini", distinguendosi nei combattimenti e nelle azioni di sabotaggio a Mompellato, sul Colle del Lys e a Canale d'Alba.

 

Gli fu fatale il ritorno a Torino per una missione con altri compagni di lotta, a seguito della quale fu catturato, rinchiuso nelle segrete di via Asti di Torino e successivamente trasferito alle Carceri Nuove di Torino.

In quei giorni la Brigata Nera torinese aveva eseguito il 22 luglio la pubblica impiccagione di sei partigiani in Corso Vinzaglio a Torino, lasciati appesi al capestro per 4 ore, preannunciando il crescente uso della violenza nel torinese e nelle vallate nell’estate e autunno del 1944.

 

Tre giorni dopo, il 25 luglio 1944, il Commissario del Fascio e Comandante del Distaccamento delle Brigate Nere di Moncalieri Eugenio De Filippi fu vittima di un attentato partigiano, in cui fu colpito mortalmente da alcune raffiche di mitra provenienti da un’auto in corsa.

 

Renzo Cattaneo fu trasportato dai fascisti a Moncalieri e fucilato il 27 luglio 1944; la sua fucilazione insieme a quella di altri due partigiani, Carlo Brero e Dario Musso, anche loro prelevati dalle Carceri Nuove di Torino e trasferiti a Moncalieri, fu un atto di rappresaglia per il fatto del 25 luglio.

La loro esecuzione avvenne per mano del plotone di squadristi Ather Capelli della famigerata Brigata Nera torinese, addestrato esclusivamente nella lotta alla resistenza antifascista.

 

A Moncalieri il sacrificio di Renzo Cattaneo è ricordato insieme a quello di Carlo Brero e Dario Musso nel luogo in cui furono fucilati il 27 luglio 1944, a Borgo Aje, presso quello che è adesso il Largo Tre Martiri, a loro intitolato dall'Amministrazione Comunale nel dopoguerra.

 

Fu insignito di medaglia d’oro al valor militare alla memoria con la seguente motivazione:

«Sedicenne, rispose intrepido al richiamo della Patria per la liberazione del popolo oppresso. Partigiano valoroso, primo tra i primi, partecipò a numerose azioni di guerriglia infondendo a tutti coraggio, emergendo per ardimento e guadagnandosi la stima dei compagni che lo vollero comandante di squadra. Arrestato, per delazione, dalla polizia nazifascista e sottoposto a snervanti interrogatori durante i quali venne più volte percosso, mantenne sempre fiero il silenzio, salvando così la vita a numerosi compagni. Rilasciato per la sua giovane età, risalì le valli tanto amate riprendendo con maggiore ardore la dura lotta e rifulgendo per indomito coraggio. Inviato a Torino per una importante missione veniva nuovamente arrestato con il suo comandante ed un compagno. Per salvare i fratelli di fede, si addossava la responsabilità di azioni punitive contro spie fasciste, accettando serenamente la condanna a morte. Cadeva sotto il piombo nazifascista, fiero di essere partigiano della libertà. Fulgido esempio di cosciente valore, dì altruismo e di piena dedizione alla causa della libertà.»
— 10 luglio 1947

 
 

Fonti:

E. OCCHIENA (a cura di) Moncalieri ricorda. Cenni storici sui Moncalieresi caduti nella Resistenza, Città di Moncalieri, 1995.

N. ADDUCI, Gli altri. Fascismo repubblicano e comunità nel Torinese (1943-1945), Franco Angeli, Milano, 2014.

Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, Banca dati del partigianato piemontese, www.intranet/istoreto.it/partigianato/ricerca.asp

DGA (DIREZIONE GENERALE ARCHIVI), I PARTIGIANI D’ITALIA. Lo schedario delle commissioni per il riconoscimento degli uomini e delle donne della Resistenza. www.partigianiditalia.cultura.gov.it

 

 

BRERO CARLO

 

 

Nacque il 23 ottobre 1915 a Druento. Successivamente si spostò ad Alpignano in Valle Susa.

Prestò servizio militare nel corpo degli Alpini esattamente nel Reggimento Brigata Cenisia dove raggiunse il grado di caporale maggiore.

 

Lavorava come battilastra presso la Carrozzeria Viotti di corso Lepanto quando fu richiamato alle armi, nel 1939. All’entrata in guerra dell’Italia prese parte con il suo 3°Reggimento Alpini alle operazioni belliche sul fronte occidentale, poi, inquadrato nella Divisione Alpina Julia, venne inviato sul fronte greco dove combatté sul Monte Golico.

Al termine della campagna di Grecia tornò in Italia, continuando il servizio militare e riuscendo in uno dei periodi di licenza a sposarsi. Alla notizia dell’armistizio abbandonòla caserma e si rifiutò di combattere nelle fila dell’esercito repubblicano fascista.

 

Nel giugno del 1944 si aggregò alla 17a Brigata Garibaldi “Felice Cima” - III Divisione che operava proprio in Valle Susa. A luglio scattò nella zona una forte reazione nazifascista contro la guerriglia partigiana. L’operazione iniziò alle prime ore del mattino del 2 luglio.

 Muovendo contemporaneamente da Rubiana e dalla valle di Viù: un migliaio di tedeschi della WaffenGrenadier–Brigade der SS e di fascisti del 29° battaglione M, con autoblindo e motociclette armate di mitragliatrici, risalirono rapidamente verso il Col del Lys, tentando di sorprendere i garibaldini. Alle 7 venne dato il segnale d’allarme, ma i distaccamenti situati in basso, tra Rubiana, Rocca Sella e Favella, non riuscirono a contenere l’attacco e dovettero ripiegare per evitare di essere accerchiati. Anche i gruppi più a monte furono costretti alla ritirata verso il Rognoso e il Civrari o verso Niquidetto e Col San Giovanni. La maggior parte dei partigiani riuscì a sottrarsi alla cattura, disperdendosi e trovando la salvezza nei boschi, negli anfratti della montagna, nella nebbia del Civrari, ma non tutti

 

Carlo Brero fu arrestato e portato prima nella caserma di via Asti, per essere interrogatoe torturato, poi alle “Carceri Nuove di Torino, dove non rimase molto tempo. Nella città di Moncalieri il 27 luglio 1944 furono fucilati per rappresaglia tre partigiani: Carlo Brero fu uno di loro, perse la vita quel giorno insieme a Renzo Cattaneo e Dario Musso. 

 
 
 

Fonti:

 

E. OCCHIENA (a cura di) Moncalieri ricorda. Cenni storici sui Moncalieresi caduti nella Resistenza, Città di Moncalieri, 1995.

Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, Banca dati del partigianato piemontese, www.intranet/istoreto.it/partigianato/ricerca.asp

DGA (DIREZIONE GENERALE ARCHIVI), I PARTIGIANI D’ITALIA. Lo schedario delle commissioni per il riconoscimento degli uomini e delle donne della Resistenza. www.partigianiditalia.cultura.gov.it

 
 
 

MUSSO DARIO (Stella Rossa, Asti)

 

Partigiano combattente, fucilato a Moncalieri (To) per rappresaglia il 27 luglio 1944.

Dario Musso, figlio di Severino e di Teresa Borello, nacque ad Asti il 14 gennaio 1922, trascorse l’infanzia e la giovinezza nella sua città. Ultimate le scuole dell’obbligo, dopo una breve esperienza come apprendista meccanico, entrò a lavorare come operaio verniciatore alla Way-Assauto, la più grande azienda metalmeccanica della zona.

 

Nella primavera del 1942, chiamato alle armi, venne assegnato alla Compagnia del “Battaglione Fenestrelle” del Reggimento Alpi.

 

L'armistizio dell'8 settembre 1943 arrivò prima che Dario venisse impegnato in azioni di guerra. Come i suoi commilitoni abbandonò la caserma e riuscì, senza troppe difficoltà, a raggiungere la famiglia ad Asti. I "bandi" del maresciallo Graziani minacciavano gravi conseguenze per i renitenti alla leva e Dario Musso scelse la clandestinità arruolandosi il 1° ottobre 1943nella 17abrigata della III Divisione Garibaldi che operava in Val di Susa, con il nome di battaglia “Stella rossa. Combatté in tale brigata fino al 15 dicembre 1943. In seguito, secondo il testo di Enrico Occhiena, si trasferì nella45a brigata Garibaldi “AteoGaremi, inquadrata nella VIII Divisione Garibaldi “Asti”, che operava fra l'Astigiano e le Langhe.

 

Il 4 luglio 1944, con il compagno e amico Piero Mamino, Dario si offrì volontario per una rischiosa azione di sabotaggio: minare la strada sulla quale stava per transitare una colonna nemica che, preceduta da mezzi corazzati, andava all'attacco verso Belvedere delle Langhe.

 

I due amici, disponendo solo di una miccia lunga un paio di metri, dovettero agire allo scoperto. Riuscirono a distruggere due autoblindo tedesche, ma la reazione del nemico fu tale da colpire a morte Pietro Mamino (medaglia d'argento al valor militare alla memoria) e condurre alla cattura di Dario. Condotto in via Asti a Torino, torturato non parlò e venne poi trasferito alle “Carceri Nuove”.

 

La sera del 25 luglio 1944 un “commando partigiano” uccise a Moncalieri un gerarca fascista, comandante delle Brigate Nere di Moncalieri. Subito scattò la rappresaglia repubblichina, Dario Musso, Carlo Brero e Renzo Cattaneo, vennero prelevati dalle “Carceri Nuove” di Torino e trasferiti al distaccamento della Guardia Nazionale Repubblicana di Moncalieri la mattina del 27 luglio 1944.

 

I tre partigiani furono caricati su un camion militare e fatti scendere in Piazza Conte di Salemi (ora piazza Failla) poi vennero portati di fronte al muro di sostegno dell’ultimo tratto di Viale Porta Piacentina e alle 9,15 di quel giorno passati per le armi.

Le salme dei tre giovani rimasero a terra per tutto il giorno, esposte alla vista della popolazione.

 
 

Fonti:

 

E. OCCHIENA (a cura di) Moncalieri ricorda. Cenni storici sui Moncalieresi caduti nella Resistenza, Città di Moncalieri, 1995.

N. ADDUCI, Gli altri. Fascismo repubblicano e comunità nel Torinese (1943-1945), Franco Angeli, Milano, 2014.

Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, Banca dati del partigianato piemontese, www.intranet/istoreto.it/partigianato/ricerca.asp

DGA (DIREZIONE GENERALE ARCHIVI), I PARTIGIANI D’ITALIA. Lo schedario delle commissioni per il riconoscimento degli uomini e delle donne della Resistenza. www.partigianiditalia.cultura.gov.it